Produzione
Opera Network Firenze
Ensemble San Felice
in collaborazione con
KOF – Konzert Opera Florence
Cantiere Internazionale d’arte Montepulciano
coordinamento generale Carla Zanin
coordinamento artistico Paolo Bellocci
L’incoronazione di Poppea
Claudio Monteverdi
dramma per musica di Gian Francesco Busenello
prima rappresentazione Venezia 1643, Teatro Santi Giovanni e Paolo
ENSEMBLE SAN FELICE
direttore Federico Bardazzi
personaggi e interpreti
Poppea Oksana Maltseva soprano
Nerone Shin Yoowon soprano
Fortuna Susanna Rigacci soprano
Virtù, Pallade Beatriz Oyarzabal Pinan soprano
Amore Letizia Dei soprano
Drusilla, Valletto, Venere Mira Dozio soprano
Ottavia Choi Seoyeonsoprano
Damigella Doriana Tavano
Ottone Floriano D’Auria alto
Nutrice Anna Chiara Mugnai alto
ArnaltaElisabetta Vuocolo alto
Soldato I, Liberto, LucanoEnkebatu tenore
Soldato IIFrancesco Marchetti tenore
Seneca Lorenzo Tosi basso
Mercurio, Littore Umut Gurbuz Seydialioglu basso
Famigliari Anna Chiara Mugnai alto, Valerio Vieri tenore,Umut Gurbuz Seydialioglu basso
TribuniEnkebatu, Valerio Vieri tenori,Umut Gurbuz Seydialioglu, Jing Shuheng bassi
AmoriJiao Miao, Doriana Tavano, Oyarzabal Pinan soprani Anna Chiara Mugnai alto
Strumenti
flauti Marco Di Manno, Johanna Lopez
bombarda Cesare Pierozzi
violini Igor Cantarelli, Kevin Mucaj
viola Manuela Masenello
violoncello Stefano Aiolli
contrabbassi Pablo Escobar
tiorba, chitarra barocca Andrea Benucci
clavicembalo Dimitri Betti
organo Giacomo Benedetti
percussioni Gregory Lecoeur, Cecilia Iannandrea
Juvenes Cantores della Cattedrale di Sarzana
Maestro del Coro Alessandra Montali
L'immortale inno all'Amore nel capolavoro monteverdiano
La sontuosa opera monteverdiana, evento speciale di Opera Network a cura di Carla Zanin Paolo Bellocci, e Federico Bardazzi, in coproduzione con Cantiere Internazionale d’Arte Montepulciano e Teatrodante Carlo Monni, con la direzione di Federico Bardazzi, la regia di Marcello Lippi, le videoscenografie di Carla Zanin e Ines Cattabriga, i costumi a cura di Giulia Gianni.
Il cast e il gruppo strumentale con strumenti originali sono internazionali e sono formati da giovani talenti e da rinomati musicisti provenienti da tutto il mondo: Italia, Francia, Russia, Ucraina, Turchia, Albania, Colombia, Ecuador, Brasile, Messico, Cina, Mongolia interna, Corea.
L’opera rappresenta uno dei vertici della storia della musica e culmine del primo barocco. Dal punto di vista drammatico è una summa che include un caleidoscopio di scene tragiche e amorose, spezzate da sezioni comiche, sulla falsa riga del teatro shakespeariano. Sono rappresentati i più svariati personaggi: allegorie, dei, semidei, umani – nobili e plebei –.
Dal punto di vista musicale i recitativi si intercalano con gli ariosi e con scene strofiche, mentre gli strumenti intervengono come veri e propri personaggi. I pochi ma mirabili cori partecipano alla morte di Seneca attraverso le voci miste dei famigliari, inneggiano alla gloria di Roma con le voci maschili dei tribuni e consoli e celebrano con le voci femminili degli Amori le nozze di Poppea e Nerone, nei tre cori degli amori della scena finale.
Il Direttore Federico Bardazzi tratteggia i personaggi attraverso un’analisi espressiva della partitura, sottolineando con i diversi colori del continuo gli “affetti” multiformi che permeano l’opera e caratterizzano i personaggi, affidando ad alcuni specifici strumenti l’accompagnamento di base dei personaggi principali: la doppia identità di Nerone amante e imperatore si fonde con l’organo nelle parti amorose delle scene III e X del Primo Atto, mentre si aggiungono all’organo il violoncello e il contrabbasso nelle sezioni più autorevoli del Terzo Atto, il clavicembalo sottolinea la sensualità volitiva di Poppea, la tiorba e la chitarra sostengono le molte sezioni e scene strofiche dedicate all’ambiguità del dubbioso Ottone, mentre la regalità sofferente di Ottavia vede l’abbinamento dell’organo con il solo contrabbasso (16’), senza la mediazione del violoncello (8’), fare da humus per il suo austero dolore: soluzione timbrica questa, tipica della musica sacra della controriforma spagnola che tanta influenza ebbe sulla cultura e sulla musica italiana del tardo rinascimento e primo barocco.
Gli strumentali sono resi in maniera molto diversificata nell’arrangiamento: dal sopranino e chitarra, ai soli archi, fino ai prorompenti tutti con percussione. Nell’interpretazione di Bardazzi, come sua cifra stilistica nell’esecuzione della musica del Seicento, gli strumenti acuti interagiscono con le voci, intervenendo sia “con la parte” nei cori, nei duetti, nei brani strofici e negli ariosi, sia punteggiando con ritornelli strumentali alcune sezioni identificative dell’opera quali i refrain “per me guerreggia amor” e “felice Drusilla”. Questa ampia ed elaborata “tavolozza” valorizza la scrittura strumentale delle voci della seconda prattica monteverdiana, ponendo continuamente in dialogo cantanti e strumenti e dona all’opera un ritmo particolarmente vivo e incalzante, grazie anche alla scelta di tempi spigliati nelle parti vocali delle numerose danze di giga e corrente che scandiscono la partitura.
L’edizione utilizzata è quella curata da Clifford Bartlett (The Early Music Company, 1993) nella versione veneziana del 1642, senza la scena Settima del II Atto aggiunta successivamente per incrementare la parte della famosa cantante Anna Renzi, mentre la Scena IV del II Atto è mancante in quanto è andata perduta.
La struttura del libretto è ripresa dalla esecuzione di Alan Curtis (Teatro del Maggio Musicale Fiorentino 2011).
L’incoronazione di Poppea, ultimo straordinario capolavoro composto da Monteverdi per il teatro, è titolo tra i più misteriosi e interessanti della storia del melodramma. La prima opera che ha abbandonato i cieli della mitologia per scendere nella dimensione delle umane passioni, con personaggi realmente esistiti.
L’effetto finale è di sorprendente intensità.
Carla Zanin
La trama
PROLOGO. Fortuna e Virtù si contendono il primato sulla vita degli uomini, ma davanti ad Amore cedono le armi e riveriscono in lui il vero padrone del mondo degli uomini.
ATTO PRIMO
Prima scena. Ottone, tradito da Poppea, si lamenta sotto le finestre dell'abitazione della sua amata, dietro alle quali giacciono insieme Nerone e Poppea. "E in grembo di Poppea dorme Nerone".
Seconda scena. I due soldati di guardia davanti alla casa di Poppea si svegliano e imprecano contro Nerone che, preso dall'amore di Poppea, non si occupa dei destini di Roma.
Terza scena. In un'aria di accesa sensualità "Signor, deh, non partir", Poppea prega Nerone di non andarsene. Nerone risponde che nessuno deve sapere di loro fino a quando non si libererà della moglie Ottavia, ripudiandola. Poppea si lamenta di dover tenere nascosto il proprio amore. Nerone la consola. "Tornerai?" chiede ripetutamente Poppea. Nerone promette e infine va via. Tutta la scena è musicata da Monteverdi con accenti di incandescente erotismo.
Quarta scena. Arnalta mette in guardia Poppea: l'imperatrice Ottavia, la moglie di Nerone, ha scoperto il tradimento. La vita di Poppea è in pericolo. I potenti sono vendicativi. Il rapporto con Nerone inoltre è troppo impari: l'imperatore non la sposerà mai. Poppea risponde di non avere paura: "Per me guerreggia Amor, e la Fortuna".
Quinta scena. Ottavia piange sconsolata per il tradimento di Nerone: "In braccio di Poppea, / tu dimori felice e godi, e intanto / il frequente cader dei pianti miei / pur va quasi formando / un diluvio di specchi, in cui tu miri / dentro alle tue delizie i miei martiri". La Nutrice cerca di convincerla a ripagare Nerone con la stesa moneta, trovandosi un amante. Ottavia rifiuta sdegnata.
Sesta scena. Seneca cerca di portare sollievo alla pena di Ottavia con alti pensieri morali: la tua virtù messa a dura prova vivrà più a lungo di ogni bellezza. Ottavia risponde che no la consola la gloria futura frutto degli odierni tormenti: i tuoi, Seneca, sono "studiati artifizi / inutili rimedi agl'infelici". Se Nerone la ripudierà per sposare Poppea, lei, Ottavia, si farà monaca.
Settima scena. Il filosofo, solo, medita sul dolore che si annida nelle regge, sommerso dallo splendore.
Ottava e nona scena. Nerone non accetta gli argomenti che Seneca usa per convincerlo a non commettere un grave errore politico ripudiando Ottavia. Egli sposerà Poppea incurante del popolo e del Senato: '"Trarrò la lingua a chi vorrà biasmarmi". Seneca insiste: è indegno di un re compiere errori per un "femminella". Nerone va su tutte le furie e insulta il filosofo, che conclude la scena cantando "Il partito peggior sempre sovrasta, / quando la forza alla ragion contrasta".
Decima scena. I due amanti si scambiano infiammate parole d'amore. canta Poppea "Signor le tue parole son sì dolci, [...] / come parole le odo, / come baci io le godo". Nerone, completamente perduto nel desiderio, le promette il trono di imperatrice. Poppea prospetta gli ostacoli che frapporrà Seneca, come se lo scettro fosse suo. Oggi morrà, risponde Nerone.
Undicesima scena. Ai lamenti di Ottone: "Neron felice i dolci pomi tocca, / e il solo pianto a me bagna la bocca", Poppea risponde con sarcasmo: "io lascio te per arrivar ai regni".
Dodicesima scena. Ottone, solo, e affranto, dichiara che porrà fine ai suoi tormenti togliendosi la vita.
Tredicesima scena. Ma alle tenere parole di Drusilla, innamorata di lui, si riprende dal dolore e le promette che sarà suo.
ATTO SECONDO
Prima scena. Seneca, solo, canta un inno alla solitudine, alla lontananza dagli intrighi della corte.
Seconda scena. Liberto, capo della guardia dei Pretoriani, porta l'ordine di Nerone per Seneca: deve togliersi la vita. Seneca ubbidisce serenamente: entro sera sarà morto.
Terza scena. In un nobilissimo canto Seneca si rivolge agli amici dicendo loro che per lui è giunta l'ora di mettere in pratica quella virtù che ha celebrato per tutta la vita, affrontando la morte con virile fermezza. Gli amici lo implorano in un drammatico coro di non morire. Ma Seneca chiede che gli preparino un bagno: si svenerà nell'acqua tiepida.
Quarta, quinta e sesta scena. Nerone e Lucano cantano allegramente la morte di Seneca e le gioie dell'amore, le bellezze del corpo femminile, scrigno di tesori e di gioie: "Bocca che se mi porge / lasciveggiando il tenero rubino / m'inebria il cor di nettare divino".
Settima, ottava e nona scena. Ottavia, furente, chiede a Ottone che, in cambio dei favori ottenuti, uccida Poppea. Ottone indugia, parla tra sé sottovoce: uccidere chi amo! Ottavia non ammette reticenze e minaccia: se non mi ubbidisci ti accuserò di avermi voluto violentare e morirai tra atroci tormenti. Ottone promette che eseguirà gli ordini ed esce implorando tra i sospiri la morte.
Decima scena. Drusilla è felice per l'amore che Ottone le ha promesso. La Nutrice lamenta le tristezze della vecchiaia, irrisa dal Valletto.
Undicesima scena. Ottone riferisce a Drusilla che deve uccidere Poppea per ordine di Ottavia e le chiede di dargli i suoi abiti per potersi avvicinare, travestito da donna, all'amante di Nerone. Drusilla esulta: "di mia man travestirti io voglio".
Dodicesima scena. Poppea è felice. Ora che Seneca è morto potrà diventare sposa dell'imperatore. Dopo aver pregato Amore, si addormenta, cullata dal canto della nutrice.
Tredicesima scena. Amore scende dal cielo, mentre Poppea dorme.
Amore viene a proteggere Poppea dalla morte.
Quattordicesima scena. Ottone, travestito da Drusilla, si avvicina a Poppea che dorme e, dopo qualche esitazione, sta per colpire, ma Amore sveglia la donna. Ottone fugge via, ma Poppea lo vede e, dagli abiti, crede di riconoscere Drusilla.
ATTO TERZO
Prima scena. Drusilla aspetta ansiosa e felice il ritorno di Ottone.
Seconda scena. Arnalta guida il Littore ad arrestare Drusilla, accusata di aver tentato di uccidere Poppea.
Terza scena. Interrogata da Nerone, Drusilla non tradisce l'amato e si lascia condannare a morte senza difendersi.
Quarta scena. Ma Ottone viene a discolpare la generosa innamorata. Drusilla insiste nell'incolparsi. Davanti a tanta prova di reciproco amore, Nerone risparmia la vita a entrambi, condannando però Ottone all'esilio e alla povertà. Drusilla chiede e ottiene di condividere il triste destino di Ottone. Infine Nerone annuncia ufficialmente il ripudio e il perpetuo esilio di Ottavia.
Quinta scena. Duetto di gioia: finalmente sempre insieme.
Sesta scena. Ottavia disperata dà l'addio a Roma, la sua patria, e agli amici: "Vado a patir l'esilio in pianti amari".
Settima scena. La Nutrice di Poppea pregusta gli onori che le competeranno quando la sua Poppea sarà imperatrice.
Ultima scena. In un tripudio di suoni festosi Consoli e Tribuni incoronano Poppea imperatrice di Roma. Duetto d'amore finale: "Pur ti miro, pur ti godo, / pur ti stringo, pur ti annodo".